Rating

Rating aziendale: quali sono gli elementi che pesano di più?

Intervista a Modefinance Mattia Ciprian, Amministratore Delegato
Christian Raimondo, Senior Financial Analyst

La valutazione rilasciata dalle agenzie di rating ha un valore strategico per le imprese che, grazie ad essa, possono provare la propria stabilità a stakeholders ed eventuali shareholders. Sono diversi gli elementi che possono influenzare il valore del rating della nostra azienda. Per questo, capire quali sono gli elementi con maggior peso specifico per la valutazione, può aiutarci ad ottenere il giusto valore, aiutandoci a continuare a far crescere il business in modo sano e duraturo. Per scoprire di più sul mondo del rating delle PMI, abbiamo deciso di intervistare gli amici di Modefinance.

Modefinance è un’agenzia di rating, specializzata nella valutazione del merito creditizio di aziende e banche, con una doppia anima: tecnologica e finanziaria. Oltre all’attività di valutazione, infatti, sviluppa soluzioni di Intelligenza artificiale per l’analisi e la gestione del rischio di credito.  

Federica Agrò: L’attuale quadro macroeconomico avrà impatto sulla valutazione del rating delle aziende italiane ed europee? Se sì, in che modo?

Christian Raimondo: Guardando alla chiusura del 2022 e alla previsione del 2023, l’attuale situazione macroeconomica non impatta negativamente, ma crea elevata incertezza, molto più degli anni precedenti, che spaventa le PMI dal punto di vista degli investimenti e porta ad una contrazione dei consumi. Questo, in ottica di rating, non valorizza il rimbalzo della crescita economica post 2020, soprattutto se si tratta di aziende operanti esclusivamente in un unico Paese. Se ci focalizziamo sull’Europa, le aziende che diversificano la loro attività sui diversi territori riusciranno ad ottenere un miglior punteggio grazie ad un minor impatto del singolo rischio Paese.

FA:Quanto è importante il momento della chiusura dei bilanci di fine anno per il calcolo del rating aziendale?

CR: Depositare un bilancio risulta discriminante. La chiusura del bilancio, sia essa al 31/12 oppure in altra data, deve essere sempre coerente con la tipologia di business e il settore aziendale. Per esempio, strutture turistiche estive o società sportive, concludono ufficialmente la loro attività non con la fine dell’anno solare ma in altro periodo: sebbene il 31 dicembre sia una prassi, una PMI all’avanguardia può cominciare a pensare di spostare la propria chiusura di bilancio ad una data più congrua al suo business.

FA:Quali solo gli elementi che hanno maggior peso nella valutazione delle PMI Italiane?

Mattia Ciprian: Benché il rating sia complesso, l’analisi del bilancio è semplice, perché è una questione di equilibrio. L’azienda deve stare attenta alla parte patrimoniale, con un importante ruolo della liquidità. Insomma, quando si analizza un bilancio i punti da tenere sotto controllo sono pochi e certi, ma devono essere equilibrati affinché l’azienda risulti in salute.

CR: Concordo, tra gli elementi che pesano in modo particolare in relazione al bilancio citiamo anche la struttura delle fonti di finanziamento. Al di là del bilancio, gli elementi che hanno maggior impatto sulla valutazione delle aziende sono: il sistema di governance e controllo (non sempre presente specie nelle imprese più piccole), così come un’adeguata struttura societaria, bilanci revisionati, ed eventuali attestazioni relative alla sostenibilità dell’azienda (bilanci di sostenibilità o, più di recente, valutazioni ESG).

FA: Parliamo di ESG: Che scenario ci attende e cosa è già stato fatto in ambito sostenibilità? Le PMI saranno attori protagonisti in questo percorso?

MC: Nello scenario attuale, gli attori principali a livello globale ed europeo stanno lavorando per mettere a fattor comune una serie di direttive al fine di standardizzare le valutazioni di sostenibilità. In questo quadro si colloca la più recente direttiva di Banca d’Italia, che delinea due tra i principali rischi:

  • il rischio climatico, che implica cioè cambiamenti fisico-chimici impattanti sull’ambiente, che le aziende devono valutare per prevenire un calo o un blocco delle proprie attività;
  •  il rischio di transizione, l’impatto economico derivante dalle azioni attuate al fine di ridurre le emissioni di carbonio e favorire lo sviluppo di energie rinnovabili, dagli sviluppi tecnologici e dal mutare delle preferenze dei consumatori e della fiducia dei mercati.

Siamo tutti consapevoli che entrambi questi rischi comportano maggiori costi per le PMI, ma al contempo una maggiore appetibilità delle stesse su un mercato che richiede sostenibilità ed assicurazioni sulla continuità delle attività produttive.

FA: Come, gli attori del panorama finanziario, stanno ponderando gli score di sostenibilità nelle loro valutazioni? Qual è il peso che da Modefinance alla sostenibilità?

MC: Il movimento finanziario attorno al tema ESG è stupefacente. In poco tempo abbiamo visto, prima dai fondi e dai mercati di capitali, poi a cascata da banche e imprese, un’attenzione crescente ai parametri non finanziari, ovvero valori ESG al fianco delle più tradizionali analisi di bilancio. Sebbene la governance fosse già parte integrante delle valutazioni di credit rating, ora entrano a pieno titolo anche la sostenibilità ambientale e quella sociale (es. parità di genere, diritti umani e rispetto delle minoranze) tra i criteri discriminanti nelle scelte di investimento e di accesso al credito.

Da sempre fautori della trasparenza nelle valutazioni dei rating, abbiamo una particolare sensibilità verso i temi della sostenibilità: oltre a porre l’adeguata attenzione all’analisi di bilancio, i rischi connessi a governance e clima sono fattori da tempo considerati dai nostri analisti. Come agenzia di rating stiamo lavorando attivamente per concludere un processo di sviluppo di un modello di analisi ESG, e rispondere alle esigenze del mercato con strumenti alla portata di banche, fondi e PMI.

FA: Voi collaborate costantemente con realtà fintech e per voi la digitalizzazione è importante. Quanto ritiene sia importante questa collaborazione per il tessuto imprenditoriale? Quali sono i piani futuri? 

MC: Per le aziende la digitalizzazione è un passo fondamentale. Questo rende i loro processi più rapidi, i dati più facilmente accessibili, e permette di accedere in modo veloce e semplice a diverse fonti di finanziamento. La digitalizzazione porta con sé trasparenza che si traduce in fiducia. La collaborazione tra PMI e Fintech è molto vantaggiosa per tutti gli attori coinvolti: le aziende che ci hanno scelto, ad esempio, hanno a disposizione strumenti digitali di valutazione di portafoglio e di auto-valutazione a portata di app mobile, per fare scelte sulla filiera di partner e fornitori, e migliorare flusso monetario e crescita strategica del proprio business.

CR: La prova dell’importanza di questa collaborazione ce la forniscono anche i nostri dati: risulta evidente come le PMI che si sono rivolte al mondo Fintech hanno un merito creditizio superiore ai propri competitor. Possiamo affermare che durante la pandemia, chi aveva scelto di dotarsi o di far parte di un progetto Fintech, è sopravvissuto alla crisi con maggiore facilità e con meno implicazioni negative nel prosieguo della propria attività.

Federica Agrò

Federica Agrò

Marketing & Communication Manager

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